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La VALLE DELLA LOIRA. Chiamala cotica. Una concentrazione di ville e castelli che non ha uguali al mondo e si sviluppa per 350 km. attraversati da vari fiumi più o meno importanti.

SULLY2Famosa, anche, per i vigneti e le cave (cantine) dove sono messi a invecchiare. Alcune di queste grotte risalgono a tempi immemorabili e sono vastissime. Abbiamo iniziato da SULLY-SUR-LOIRE (F). Taluni lo definiscono il primo castello della Loira, in senso geografico, e perciò abbiamo deciso di cominciare da lui. Tre(cento) casettine dai tetti aguzzi, un verde praticello (30 ettari) e un esiguo ruscello (Loira)….Sully. ASULLY1 differenza di Rio Bo, non ha una stella, ma un bel castello costruito inizialmente per difesa, con le torri rotonde per deviare i colpi, e successivamente eletto a comoda residenza. Non immenso ma godibile. Al piano nobile alcune belle stanze sono arredate sfarzosamente, a quello ignobile solo ritratti (non certo di Raffaello) di imbelli cicisbei dall’aria equivoca in improbabili pose da condottieri. Si accede da un ponte in pietra perché è circondato da un fossato, come si conviene ad un castello, e da giardini con i fiori sfiniti dal caldo. Giovani ragazze in costume simil-medievale intrattengono le scolaresche con storie affascinanti di dame e cavalieri, di amori e audaci imprese sulla scia dell’Ariosto che ben si addice all’ambiente; o almeno credo, da quel poco che ho inteso e osservando i visi rapiti dei bambini. (47.770711/002.384673 grande parcheggio con c.s. a 500 m.).

CHAMBORD2Una settantina di chilometri e rieccoci a CHAMBORD (F). Fu una delle mete del nostro primo viaggio in camper e come allora abbiamo provato lo stesso stupore nel trovarcelo davanti. Scenografico come nessun altro, con quella immensa terrazza e le possenti torri a lato ad accogliere e sorprendere l'ospite. Progettato (forse) da Leonardo magari per sdebitarsi della munifica ospitalità di Francesco I, è un insieme bizzarro eCHAMBORD1 armonioso irto di straordinarie cupole e splendidi pinnacoli che lo fanno primeggiare senz’altro su tutti gli altri, anche per la grandiosità dell’insieme. Fu persino deviato un fiume per realizzarlo.
L’ingegnosa doppia scala ad elica, probabile frutto dell'ingegno di Leonardo, è un capolavoro e gli innumerevoli locali che le si sviluppano intorno nei vari piani, hanno i soffitti a cassettoni, ma non di legno, bensì in pietra lavorata. Le stanze che conservano arredi di pregio sono meno di quanto sembra però il contenitore ben compensa il contenuto. Peccato che una parte della facciata sia stata coperta da impalcature. È il castello della Loira per antonomasia. Anche questo nasce come casino di caccia e poi sappiamo com’è finita. (47.618865/001.511471 un parcheggio per camper che sembra lontano, ma in realtà, a piedi, prendendo una stradina si arriva al castello in 5 minuti). 

BLOIS1BLOIS2Meno di 20 km. ed ecco BLOIS (F), residenza di re fino alla fine del ‘500, ha una bella reggia con una monumentale scala a chiocciola racchiusa in una torre ottagonale con un camminamento intorno. Favolosa.
Molte delle belle stanze conservano i mobili originali, qualche preziosa armatura, i quadri e gli arazzi. Ovviamente gli occupanti che si sono avvicendati hanno apportato nel tempo delle modifiche e perciò si sovrappongono vari stili. D'altronde, anche allora le case venivano ristrutturate e ammodernate e non è raro che addirittura intere pareti siano state imbiancate cancellando gli affreschi per poi essere ridipinte o tappezzate o dei muri abbattuti per ampliare le stanze. Molti dei manufatti o delle sculture che ornavano il palazzo e sono crollate, sono esposte in varie sale. Una cosa originale ma che consente di apprezzare da vicino il talento degli artigiani dell’epoca. Ci visse anche la colta e smaliziata Caterina de Medici, sposata da Enrico II per garantire alla Francia l'accesso ai prestiti dei banchieri fiorentini. Moglie e madre di re, ha sulla coscienza la famigerata Notte di S.Bartolomeo e il massacro dei protestanti. Nel complesso non è sfarzosissima e neppure esagerata, ma ha avuto un passato torbido di intrighi e delitti che la circonda di un’aura cupa che nemmeno la convulsa luce di luglio riesce a dissipare. Il centro, che si sviluppa tra la cattedrale, la reggia e il fiume offre un piacevole e interessante diversivo da non trascurare: in fondo non ci sono solo cattedrali e castelli da ammirare. (47.589403/001341350 parcheggio consigliato solo a chi ha, come me, un camper che non supera i 6 metri).

CHAUMONT2Non molto distante, a una ventina di chilometri, il castello di CHAUMONT (F). Gli editori di guide, si sa, affidano a estensori locali la compilazione delle varie voci e costoro spesso scivolano nel campanilismo. IlCHAUMONT1 castello di cui sopra, con le tipiche torri rinascimentali, troneggia in un parco bellissimo, con alberi immensi e molte aiuole di fiori proletari che sembravano pietire un po’ d’acqua. È comunque gradevole da vedere, ha finiture aggraziate e una bella posizione: si sviluppa su tre lati e il cortile interno è una terrazza sulla Loira e i suoi boschi a perdita d’occhio. Nel cortile c’è un pozzo molto profondo con un’eco impressionante, ma il suo interno non offre molto di particolarmente interessante, come quasi tutti quelli che sono abitati dai proprietari, cosa di cui mi sono accorto dopo. Nella vastissima tenuta ci sono vari complessi, le enormi stalle, la serra tropicale e le altre, oltre alle case dei contadini e di quanti lavoravano nella tenuta. Molte sale del castello e le varie dependance sono adibite a mostre di artisti contemporanei, qualcuno interessante altri un po’ meno. Secondo la guida è uno dei più pregevoli della zona, ma per quanto mi riguarda se avessi potuto ottenere il rimborso dell’esoso biglietto lo avrei fatto. Magari anche i soldi spesi per la inaffidabile guida. (47.482391/001.188285 un parcheggio tollerato vicino al fiume).

CHENONCEAUX2Oggi spetteguless: parliamo di donne. Argomento sempre interessante e mai così appropriato come al cospetto del castello di CHENONCEAUX (F). Le molte dame che si sono avvicendate tra queste muraCHENONCEAUX1 hanno lasciato una delicata ma significativa traccia del loro passaggio, impreziosendolo di nuovi particolari. Dalla raffinatezza per il gusto del dettaglio che si esprime in sapienti frivolezze, è anche evidente che si sia trattato di donne dalla spiccata personalità.
Enrico II ne fece dono alla sua favorita, quella straordinaria nave scuola di Diane di Poitiers che, più grande di lui di vent’anni, lo svezzò ai giochi amorosi quando aveva 14 anni e rimase in carica come amante ufficiale per ben 26. Un record anche a quell’epoca. Sfrattata dalla vendicativa Caterina de Medici, si deve a quest’ultima la splendida galleria di gusto fiorentino. Di gran classe arredi e gli innumerevoli arazzi che impreziosiscono le stanze. I pavimenti e le tappezzerie, le sculture e i dipinti portano la firma (oggi diremmo il logo) di queste gentildonne che scialacquavano con disinvolta signorilità denari che certo non si erano guadagnate, a parte la sunnominata Diane che se li era sudati nell’alcova. I bellissimi giardini che stanno ai lati del castello confermano il tocco di una mano gentile, come il labirinto, dove non è difficile immaginare quel satiro di Francesco che insegue la sua stagionata ninfa. Andateci. (47.330009/001.069104 solo parcheggio diurno. 47.329145/001.087283 piccolo campeggio a 1 km. economico e tranquillo).

AZAY1Ancora una manciata di chilometri ed ecco uno dei gioielli della Loira: AZAY-LE-RIDEAU (F). Costruito con i denari dei contribuenti da un ministro delle finanze che avrebbe fatto la sua porca figura anche ai giorniAZAY2 nostri, quel furfante mano lesta di Gilles Berthelot, il castello è uno dei più raffinati che ci siano. Per descriverlo, più che una penna servirebbe un pennello. Ad accogliere gli ospiti a piano terra dei grandi e ariosi saloni di eccellente fattura. Le stanze, ai piani superiori, sono molto ampie, luminose e arredate con gusto squisito. I cassettoni, i pannelli alle pareti, le tappezzerie, gli arazzi, le sontuose camere con i grandi camini lavorati, tutto contribuisce a farne una dimora tra le più eleganti di quelle che ho visto. Uno dei vezzi dell’epoca era stupire gli ospiti con eccentricità e oggetti meccani che anticipavano i nostri automi. Questo in particolare a tavola, dove dei complicati congegni facevano comparire le portate ruotando i piatti per mostrali ai convitati, o addirittura muovevano degli animali impagliati. Incredibile. Visitando le cucine, cosa che consente di rendersi conto della vita quotidiana in questi manieri, ho potuto ammirare un ingegnoso sistema idraulico per approvvigionare il castello di acqua e far defluire quella usata.
Costruito in mezzo all’acqua, sfruttando il fiume Indre sono stati creati dei ruscelli che attraversano tutta la tenuta e dei laghetti disseminati nel giardino, non vastissimo ma curato in modo impeccabile con un’ampia varietà di piante. Impossibile tralasciarlo. All’uscita, una bella strada acciottolata vi accoglie per accompagnarvi nel borgo che pare una pertinenza del castello. Visitatelo e magari anche la curiosa chiesetta composta da due chiese affiancate di epoca diversa che all’interno formano un tutt’uno, ma hanno due altari. (47.350990/000.850620 una balorda area di sosta per accedere alla quale bisogna fare una tessera e poi convalidarla e non è detto che funzioni. Confina con un campeggio).

LANGEAIS2Per l’estensore della mia guida, un infingardo del quale ho imparato a non fidarmi, LANGEAIS (F) non è evidentemente meritevole di una sosta, né come maniero né come paese. Al contrario, paese e castello LANGEAIS1fanno un tutt’uno assai gradevole. La destinazione originaria era di farne un fortilizio più che una residenza, ed infatti sono poche le concessioni a capricci estetici ma quelle poche, di probabile aggiunta successiva, ne ingentiliscono l’aspetto militaresco. Gli interni, per contro, sono assai preziosi. Le grandi camere sono arredate con cassapanche e armadi che straordinari ebanisti hanno intarsiato in maniera mirabile. Bauli- casseforti di ingegnosa fattura con complicati meccanismi di chiusura. Grandi arazzi raccontano scene mitologiche o celebrano i momenti salienti dell’epoca. Le piastrelle dei pavimenti sono uno spettacolo: non ricordo di averne viste di simili per brillantezza di colori e originalità dei disegni. Dai camminamenti di guardia si ammira il paese sottostante, con le belle antiche case e una pavimentazione in piastrelle di pietra chiara che sembrano una passatoia. Non solo mi sono fermato, ma ci ho pure dormito, con buona pace della guida. (47.324690/000.405459 parcheggio autorizzato per camper a due passi dal castello).

DU LUDE2Una delle regole che mi ero dato quando andavo a visitare ville e palazzi, era di evitare quelli in cui abitano i proprietari. Purtroppo ci sono ricaduto. Di solito mettono a disposizione del visitatore poche stanze con qualche mobile, un po’ di parrucconi appesi alle pareti, i giardini e le cucine. E in genere non è permesso fotografare. Lo CHÂTEAU DU LUDE non fa eccezione. Il castello, progettato a scopo difensivo, conservaDU LUDE1 ancora le poderose fondamenta e l’ampio fossato, ma il resto è una originale dimora rinascimentale più grande di quanto sembra. Ad accoglierci due massicce torri e un piccolo cortile attorno ai quali si sviluppa il resto del castello. Una lunghissima balaustra di pietra ne delimita il perimetro comprendendo anche una parte del parco, quella con le fontane. La visita si esaurisce in 5 o 6 saloni, solo uno particolarmente bello, al piano terra con arredi non certo d’epoca, qualche arazzo, alcuni sbrindellati divani lasciati andare per non spendere soldi a sistemarli e un po’ di quadri. Naturalmente le cucine e il giardino. Fine. Il parco è molto curato con curiose siepi potate a semisfera, a cono, a piramide tronca e altre figure geometriche. Il fossato è diventato un luogo per passeggiare tra il verde e i fiori. Ci sono alcune vasche e fontane che sfruttano l’acqua del vicino fiume. La Valle della Loira è ricca di fiumi e corsi d’acqua minori che hanno stimolato questa passione per i giardini e i giochi acquatici.
Non è male, esternamente, ma non vale il biglietto. (47.647440/000.153570 un comodo parcheggio a qualche centinaio di metri con il c.s. non più utilizzabile).

ANGERS1La rocciosa ANGERS (F), ovvero l’ultimo château, per noi. Le numerosi torri che lo circondano, tra i venti e trenta metri d’altezza e le possenti mura, ne facevano un baluardo di quelli tosti e infatti ha un curriculum invidiabile di assedi sostenuti. Anche se poi è divenuto residenza, ha conservato quell’aspetto grifagno che ben gli si addice. Al suo interno, in uno dei cortili è stato realizzato un modernissimo museo multimediale ANGERS2che racconta non solo la storia del maniero, ma conserva l’incredibile “Arazzo dell’Apocalisse”. Lungo oltre cento metri, composto da pannelli di circa 3 metri x 2, è esposto in una lunghissima sala semi buia a temperatura costante. Più recente di quello di Baieux, narra con drammatica vivacità la visione di quel menagramo di Giovanni ed è il più grande esistente. I giardini ricavati nell’ampio e profondo fossato perimetrale, per come sono realizzati e mantenuti, meritano un 10 e lode. I francesi a volte non saranno simpatici, ma sanno tenere e valorizzare le loro cose, anche quelle marginali, in modo esemplare e un riconoscimento se lo meritano. Attorno al castello c’era una sorta di esposizione dei vignerons della zona, con assaggi dei loro vini: abbiamo onorato Bacco e i suoi sacerdoti. Dal castello, per arrivare alla cattedrale, si sviluppa in un dedalo di viuzze un bel quartiere di antiche case, alcune molto interessanti. La chiesa ha una insolita facciata con statue di cavalieri in armi invece di santi o apostoli. All’interno un organo enorme sorretto da quattro statue gigantesche che sembrano sospese in aria, e delle vetrate del 1100/1200. Il grande pulpito in legno è un capolavoro. (47.471334/-000.594938 un parcheggio dall’altra parte del fiume, un po’ complicato arrivarci. In alternativa il campeggio Lac du Maine 47.454391/-000.595744 con nidiate di leprotti che girano per le piazzole).

NOIRMOUTIER1Centottanta chilometri ed eccoci nel cuore della bianca VANDEA (F), di fronte a quell’oceano in cui si spengono le ultime fiammate del sole. L’ ultima trentina assomiglia al delta del Po, con vasti acquitrini, poche coltivazioni, solo pascoli. Ci sono vari allevamenti di ostriche e alcune bancarelle le vendono fresche a buon prezzo. Le famose saline sono disseminate nei dintorni del paese. Ero curioso di guardare in faccia i discendenti di quelli irriducibili oppositori dell’Illuminismo, così tenacemente attaccati alla corona e alla tonaca. Durante la Rivoluzione Francese, in questa regione, la croce e la spada cozzarono con fragore e scintille e fu necessaria una lotta lunga e feroce perché i Repubblicani avessero ragione dei Realisti vandeani. A NOIRMOUTIER-EN-L'ÎLE (F), dove mi trovo, ci furono due sanguinosi scontri con migliaia di morti da ambo le parti, in massima parte uccisi per rappresaglia. La Storia, da cui trae diletto e conforto la mia maturità, è purtroppo piena di orrori e di solito mi astengo dal visitare sacrari, campi di battaglia e amenità simili. Ma lo scontro di due fanatismi mi lascia 
sempre sconcertato e confuso, perché è la lotta senza quartiere tra due ragioni o due torti, che è lo stesso. L’isola è collegata alla terraferma da un bel ponte. Il paese è un tipico luogo di vacanza marino, fatto di case basse, bianche e dai tetti chiari che sembrano posati il giorno prima. La via principale è piena di negozi per turisti ed è gremita come è logico che sia in pieno luglio. Il resto non offre emozioni particolari a parte la chiesa, discreta e costruita su una preesistente paleo cristiana e il castello. In realtà un forte dall’aspetto arcigno, quadrato con quattro torri cilindriche eNOIRMOUTIER2 circondato da un lungo e alto muro con nessun cedimento a inutili leziosità, ma estremamente funzionale allo scopo. Le biciclette sono il mezzo ideale per visitarla e raggiungere le spiagge più isolate. Questa è stata l’unica zona dove ho trovato delle piste ciclabili. La Francia non ha nulla da insegnarci in questo campo perché, se possibile, ne ha anche meno di noi. Cosa abbastanza strana perché non è certo lo spazio che manca e tanto meno i ciclisti. Questi, spesso tutt’altro che giovani e con borse pesanti e voluminose, arrancano sulle strette strade provinciali mettendo a rischio la loro e l’altrui incolumità. Hanno risolto il problema "all'italiana": ogni tanto qualche cartello che avvisa di stare attenti ai ciclisti. Invita a passare a 1,50 m. di distanza da loro: considerando che il camper è 2.30, una bici almeno 0.80 si arriva a 4.60. Le strade sono al massimo 3.50 m…fate voi. Di solito i francesi sono attenti a queste cose. (47.000431/-002.252124 grandissimo parcheggio con c.s.).

Giornata interlocutoria dedicata allo spostamento col ritmo del pellegrino, come io considero il viaggiare tranquillo, senza fretta, sulle strade nazionali. Strade che scorrono tra distese di granturco alternate a quelle di girasoli con le corolle girate. E ovunque mucche al pascolo. Tutto sotto un sole implacabile. Se le ferie dello scorso anno in Scandinavia furono sotto il segno dell’acqua, quelle di quest’anno sono sotto quello del sole, con giornate lunghissime. Ci sarebbe stata in programma una sosta a POITIERS (F), ma le coordinate che avevamo erano imprecise e dopo un paio di tentativi che ci hanno condotto nei più stretti vicoli della città, abbiamo desistito. Peccato perché erano varie le ragioni per cui avremmo fatto volentieri tappa in questo luogo così famoso. Una, per omaggiare De Andrè e la sua goliardica “Carlo Martello”; un’altra perché, di questi tempi, storia e cronaca coincidono. In Europa, come ora, c’era un problema con chi arrivava dal Nord Africa e sul come affrontarlo. Allora fu una epica guerra, oggi una patetica batracomiomachia.
Il viaggio prosegue pigramente attraversando delle belle regioni ricche di boschi e pascoli. Ogni tanto si vede qualche falco roteante che perlustra i campi in cerca di prede, ma con scarso successo. La strada scorre in un continuo saliscendi tra le colline ed è piacevole da percorrere con i suoi panorami vasti e profondi, anche se non è molto larga.

CARENNAC2Finalmente arriviamo a CARENNAC (F) un borgo che neppure compare sulla guida.
Incastonato sulla collina, tra i boschi e con un placido fiume che scorre ai suoi piedi, è un vero gioiellino. Le case sono di pietra sbozzata grossolanamente ma posata con sapienza, dal momento che sono ancora lCARENNAC1ì dopo secoli. I tetti appuntiti che si allargano in fondo, sono ricoperti di tegole piatte rettangolari e molte hanno l’aria di avere un bel po’ di anni. L’antica chiesa ha degli affreschi ormai sbiaditi e le colonne qualche timida pretenziosità, ma la loro bellezza è proprio nella essenzialità contadina. Come mai non l’abbiano inserita nelle guide non me lo spiego. (44.916107/001.729118 un parcheggio con c.s. e corrente).

Il mio navigatore ha un malsano senso dell’umorismo e ogni tanto mi suggerisce, col piglio di chi la sa lunga, dei percorsi alternativi. Un giorno i vicoli di Poitiers, oggi una amena stradina di campagna che faceva capolinea in un’aia dove ad accoglierci c’erano un’oca incredula e un cane sbigottito. L’oca spostava l’attenzione tra noi e il camper chiedendosi chi fossero questi due sprovveduti che si erano tanto maldestramente infilati in un viottolo del genere e messasi al CAHORS2fianco di mia moglie, incuriosita, la seguiva per vedere come sarebbe riuscita a togliermi da quell’impiccio. Il cane, con aria di compatimento, si è limitato a qualche latrato d’ordinanza, non si capisce se di rimprovero o giusto per far vedere che montava di guardia. Faticosa inversione di marcia e imboccata finalmente la strada giusta (non prima di avere rivolto un pensiero deferente ai programmatori di navigatori) ci siamo diretti a CAHORS (F), una cittadina che ha una bella posizione, ma poco di più, anche se è inserita in un’area molto interessante come paesaggio e con delle grotte dipinte nei dintorni. Belli i borghi che si vedonoCAHORS1 lungo il percorso. Col senno di poi, forse era meglio fermarsi nella bella Martel, lungo il percorso, ma le informazioni che avevamo non la segnalavano. Anche Cahors è sul Cammino di Santiago e le conchiglie in bronzo piantate per terra lo ricordano.
Imponente il ponte medievale con le sue tre torri che attraversa il placido fiume che circonda per tre lati il borgo. In centro, di scarso interesse, si trova una chiesa come non ne ho mai viste. All’esterno il tetto è quello classico, romanico, mentre all’interno ci sono, in fila, due cupole tipo Pantheon di Roma e una terza più grande, con delle belle vetrate intorno, sopra l’altare maggiore. Da una porticina si accede ad un piccolo chiostro dalle doppie colonne lavorate. Intorno al fiume ci sono le montagne e, tra l’uno e le altre, una stretta strada per arrivare al parcheggio. (44.438783/001.439387 molto grande ma abbastanza lontano). 

Rilassanti panorami e bei borghi lungo la strada. A volte hanno torri e castelli e sono arroccati sui cocuzzoli con aria di sfida, altre quasi accucciati per non farsi notare, ricordano quelli dell’Umbria e della Toscana, con le medesime pietre chiare. Non a caso questa regione ha un famoso parco regionale di cui va fiera. Le FIGEAC1tortuose strade dipartimentali ci hanno portato a FIGEAC (F), un’altra cittadina assente dalla guida; non includerla è stato peggio di un crimine: è stato un errore. Ha un vasto centro storico in cui le case vecchie in pietra sostengono quelle antiche a graticcio ed è una goduria girare tra vicoli e piazzette una più bella dell’altra. Molte hanno delle terrazze coperte da tettoie di legno lavorato. Molto pulita e ordinata con persone gentili e disponibili, cosa che ho avuto modo di apprezzare in varie occasioni, anche tra i giovani, che di solito non hanno una grande pazienza con gli anziani. Una delusione è stato il bel palazzoFIGEAC2 dell’Ufficio Turistico, un bell'edificio sfregiato con degli assurdi paraspigoli verdi, come si vede dalla foto: opera di un artista d’avanguardia, secondo loro. Con disordini alla cistifellea, secondo me. Mi è venuta dal cuore l’espressione di Cambronne. Mai visto nulla di più assurdo, se escludiamo la piramide del Louvre, per la quale continuo ad avere la stessa considerazione che aveva Fantozzi per la Corazzata Potemkin. Due belle chiese, una romanica e l’altra gotica ma con un altare di legno che più barocco di così non ne ho visti neppure in Spagna. Lascerò ai posteri la più vasta raccolta di rosoni e vetrate della storia. È la città di quel fenomenale linguista che fu Champollion, il traduttore dei geroglifici (e non solo) e c’è un bel museo dedicato a lui. Ha bei negozi e intriganti locali tra cui girare e soffermarsi per qualche pausa di riflessione. Per i golosi non c’è che l’imbarazzo della scelta, per gli ingordi, pure. Persino il parcheggio è all’altezza: (44.611823/002.033208 comodo, grande e con c.s. tra lo stadio e le mura, vicino al centro).

MENDE2La tappa successiva è MENDE (F), una cittadina di poche pretese dal punto di vista architettonico, con un centro tutto lastricato e una curiosa chiesa gotica. Il portale delle chiese gotiche è abitualmente formatoMENDE1da volti lavorati concentrici a rientrare. Questa invece ha un portico coperto che viene incontro ai fedeli. Una cosa unica, per me, che pure ne ho viste di chiese gotiche. L’interno è buio e bisogna aspettare per abituare la vista, ma poi le vetrate iridescenti e i rosoni si offrono in tutta la loro bellezza. Ha una insolita serie di grandi arazzi dai colori tenui appesi intorno all’altare maggiore e dei quadri pregevoli, se non pregiati, negli altari minori delle navate laterali. Nel complesso non è da inserire come meta turistica, ma è lungo la strada e può essere una tappa strategica perché ha un comodo parcheggio camper quasi in centro. (44.521162/003.496434 grande e c.s.).  

Modifica al programma, ed eccoci in viaggio verso la PROVENZA alla ricerca dei colori che attirarono molti artisti e dei profumi della lavanda. Ma ritrovando anche la tipica trasandatezza del carattere mediterraneo. Un bellissimo lungo viaggio, su una strada che sale e scende tra le colline con stupendi panorami, a una altezza media di 700/800 metri, sotto un sole cocente e il frinire assordante delle cicale. Lungo il percorso, sui colli, si notavano ruderi di castelli, di abbazie e dei borghi medievali con le case addossate le une altre per darsi sostegno e coraggio. Qua e là, sui versanti più dolci delle riarse colline, dei piccoli appezzamenti di basse viti spiccavano tra la tipica vegetazione mediterranea. In tutte le regioni che abbiamo attraversato, abbiamo notato boschi rigogliosi e in salute, cosa di cui la Francia può andare orgogliosa.

ISLE2Quindi direzione L'ISLE-SUR-LA-SORGUE (F). Dopo i giorni passati a meditare sulla nostra condizione di peccatori tra le severe e ammonenti cattedrali gotiche, adesso siamo a smarrirci sgomenti davanti alla gloria del Signore nelle barocche chiese della più familiare Provenza. Ricca di fragranze, sapidità e luci che tanto fascino esercitarono sui pittori, gli impressionisti in particolare, che le trasferivano sulla tela con veemenza a larghe pennellate quasi per timore che svanissero. Una cittadina decisamente mediterranea, dall’urbanistica per lo più anonima ma vivace ed estrosa. La parte più interessante è quella compresa tra il limpido Sorgue che l’attraversa e la via che conduce alla singolarissima cattedrale. Un susseguirsi di negozi e locali, cheISLE1 espongono anche oggetti bizzarri e stuzzica il perdigiorno che c’è in me a bighellonare tra i suoi vicoli. La chiesa, rimaneggiata più volte, conserva l’abside del 1100, poi il resto è romanico e quindi gli altari laterali e quello maggiore fino al secondo ordine di archi del 1600 barocco provenzale. Dall’esterno dice poco, come spesso le chiese del ‘600, ma poi è una sorpresa. Molti negozi di antiquariato, anche se alcuni sembrano più dei bric à brac che altro. Ha una importante scuola d’arte e vari atelier in tema.
Cos’ha di bello? Non saprei ma, come talune persone, ha un certo fascino. Era sulla strada per l’abbazia di Senanque, era l’ora che volge al disio, era ora di cena e ho pensato di farci una sosta. (43.931038/005.045592 un grande parcheggio vicino alla stazione, dall’aspetto un po’ così, ma sicuro e tranquillo anche di notte).

Eccola, l'ABBAZIA DI SENANQUE (F). Dopo una non troppo lunga salita, ci siamo infilati nella stretta valle che conduce all’abbazia cistercense. Non so doveABBAZIA2 fosse l’altra metà del mondo, ma una stava cercando di entrare nel parcheggio incolonnata davanti a noi senza riuscire ad andare né avanti né indietro.
Improvvisamente uno è andato via e ho potuto infilarmi al suo posto. Forse avere visitato le cattedrali ha contribuito. Si tratta di un vasto complesso, come era d’uso in quel tempo, quando le abbazie non erano solo centri di preghiera e meditazione, ma anche di lavoro e di economia che coinvolgevano centinaia di persone.
ABBAZIA1Nei secoli fu oggetto di saccheggi e crolli, diventando addirittura proprietà privata. Ritornata alla Chiesa da meno di due secoli, è oggi una delle principali attrazioni della zona. Il campo di lavanda recintato davanti al complesso (al quale si accede solo con particolari permessi) è un set fotografico. L’effetto è fantastico. Una vista emozionante che ripaga abbondantemente la fatica di arrivarci. All’interno dell’abbazia c’è un elegante e fornito shop con prodotti della zona e di loro fabbricazione. I prezzi non sono in linea con l'austerità che caratterizza l'ordine a cui appartengono i buoni frati che, al solito, hanno un occhio all’altare e l’altro alla vitella. La chiesa è…vuota. Nemmeno S.Francesco avrebbe potuto immaginare qualcosa di più frugale. Non una statua o un dipinto, non un fronzolo a distrarre i frati o i fedeli dalla preghiera. Per autentici devoti: astenersi perditempo. Ad un certo punto sono arrivate cinque rombanti maxi moto con lo stereo a palla: indovinate la targa. Sono scese cinque coppie di scimuniti con abbigliamento paramilitare e parlata meneghina: si sono fatti due selfie e sono ripartiti. Si sono voltati a guardarli perfino i giapponesi. (Parcheggio 43.931038/005.189060 in piena stagione solo se miracolati. Meglio arrivare nel primo pomeriggio).

VALENSOLE1Ultima cinquantina di chilometri ed eccoci a VALENSOLE (F) la capitale della lavanda. Qui ho potuto toccare con gli occhi l’emozionante spettacolo delle distese di lavanda in fiore alternate a distese di girasoli e di grano. Finalmente quelle foto che tanto mi avevano intrigato, ho potuto farle anch’io (con le dovute proporzioni) e rendermi conto che non erano state taroccate. Un paio di chilometri prima del paese ci sono alcuni parcheggi strategici (gremiti) in cui si può fermarsi a fotografare. Difficle non vederli: si sbuca da una curva e davanti agli occhi c’è il paradiso. É anche possibile entrare nei campi e fare foto in mezzo aiVALENSOLE2 fiori. I girasoli arrivano fino a due metri. Uno spettacolo del genere l’ho visto, con altri colori, solo a Castelluccio di Norcia con la fioritura delle lenticchie. Il paese non vale una cicca. Insulso e trasandato non meriterebbe neppure di essere menzionato se non fosse, appunto, per lo spettacolo della lavanda. Una microscopica piazzetta con una fontana d’acqua freschissima, un paio di gelaterie e qualche altro negozio in tema. A chi, la domenica, non vuole rinunciare alla Messa, consiglio di sintonizzarsi su Radio Maria, perché trovare la chiesa è una caccia al tesoro. Nascosta tra i vicoli e collocata come un basto su un dosso a schiena d’asino con tutte le case ammassate addosso ed è in perfetta sintonia con il resto del paese. Nuda come la filosofia, si offre al fedele nella sua estrema semplicità, solo un po’ mitigata dai dipinti nelle due nicchie laterali. (43.842308/005.981200 un parcheggio sopra il paese, abbastanza distante. Un prato. Gli altri segnalati sono inagibili nel periodo della fioritura).

Ultima cena sul Colle del Monginevro con ottimi formaggi e salumi francesi, tappa finale di un lungo tour che, al netto di qualche divergenza col navigatore, è stato all’altezza delle aspettative. Per il gran caldo, si può ben dire che è stata una "sudata" rimpatriata. In alcuni momenti, rivedendo certi posti, è stato come ritrovare un vecchio album di foto un po’ ingiallite che ha fatto vibrare le corde della nostalgia. La Francia rimane la numero 1 per i camperisti, sia per chi, come noi, predilige il campeggio libero, sia per coloro che preferiscono appoggiarsi alle strutture. In quasi tutti i punti segnalati si può tranquillamente passare la notte. Noi talvolta non l’abbiamo fatto, ma solo per questioni di orari: magari c’eravamo arrivati di mattina e non avevamo in programma di fermarci fino all’ indomani.
Circa 5000 km. complessivi e mai un problema di nessun genere.

Verona, luglio 2018
Giuliano Banal

 

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