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Ragioniamo un po’ sul nostro settore?

ragionamenti settore en plein air

Un’analisi condivisibile o meno, ma perlomeno un tentativo di fare il punto su come sta evolvendo (o involvendo) il settore del plein air.

di Cesare Tomasini

Ormai sono passati circa quattro anni dalla stagione che mi vide visitare in sequenza Caravan Salon a Düsseldorf, Motorhome and Caravan Show a Birmingham, CMT a Stoccarda: in questi quattro anni ho frequentato solo la fiera di settore italiana, il Salone del Camper, che non è esattamente un punto di riferimento per le novità.

Parlo di novità vere, progetti che osano, iniziative che provino a rivoluzionare il nostro settore, non mi riferisco alle “soluzioni WOW” che sono destinate da sole a morire per inutilità. A Parma le novità, nonostante le entusiastiche recensioni dei soliti noti, sono quasi sempre relegate a livello di un tessuto più chiaro o più scuro, una grafica più o meno accattivante, una cabina nuova (e per forza, sono i produttori di meccaniche a cambiare!), un rubinetto cromato che diventa nero o uno bianco che diventa cromato. In parte la colpa è anche nostra, l’italiano è un consumatore molto conservatore, anche più del tedesco, quindi non premiamo mai le grosse novità perché ci facciamo sempre problemi sul valore futuro: cosa di per sé giusta a fronte di un investimento, ma che castra la creatività laddove ve ne fosse.

Nonostante non abbia frequentato questi grandi appuntamenti, mi sono tenuto aggiornato con i report che in YouTube fanno alcuni vlogger di cui ho fiducia, tra l’altro di diversa nazionalità per avere un quadro bilanciato.

Ci sono alcune tendenze che si notano, che poi però confronto con la realtà che vedo nei campeggi e in strada e con l’attualità che ci parla di un mondo che stiamo conducendo alla rovina.

Le problematiche ambientali

Cominciamo proprio da qui, dal mondo che stiamo distruggendo. Non mi sentirete mai fare sermoni alla moda, il tema è troppo importante per ridurlo ad un’altra tendenza che alla fine risulta più funzionale all’economia che alla salvaguardia del pianeta. Se volessimo davvero salvare il mondo dovremmo TUTTI fermarci di consumare risorse e quindi tornare ad attività gestibili a piedi o in bicicletta (quella che abbiamo, non quella che ci piacerebbe acquistare), rinunciare a viaggi e ferie, scaldare un paio di stanze e stare vestiti in casa e a letto (come i nostri nonni), mangiare quel che si trova in zona, in stagione e in quantità limitata, rinunciare al condizionatore ecc. Tutto il resto è come dire dopo un mega-pranzo di nozze: “il caffè lo prendo senza zucchero perché ingrassa”.

Quindi, con onestà, guardiamo a come impatta questa crisi climatica sulla nostra passione. Fermo restando quanto detto prima, almeno impieghiamo meno risorse possibili per divertirci: no all’aria condizionata nei VR, riscaldamento al minimo, frigoriferi piccolissimi, giusto per le assolute necessità, mezzi leggeri e spartani. Il cambiamento climatico, d’altronde, ci consente di avere estati molto più lunghe quindi possiamo davvero considerare di tornare al campeggio originale, in tenda, per uno spettro di tempo che ormai va da metà aprile a inizio novembre.

Le istanze ambientali influiscono anche sulle restrizioni sempre più presenti all’uso di veicoli motorizzati in aree ancora non urbanizzate. Io vedo questa cosa in modo molto positivo: intendiamoci, anche a me piace l’idea di piazzarmi con il camper in una balza erbosa a 2000 mt con vista sulle catene montuose, è semplicemente BELLISSIMO, però è sempre meno sostenibile perché lo vogliamo fare in tanti e quindi deturpiamo il paesaggio e danneggiamo il suolo, perché infastidiamo gli animali nel loro habitat naturale e li abituiamo a dipendere da noi, e così andando.

Le tendenze dei costruttori

Dove per “costruttori” intendiamo anche l’universo di chi si occupa di accessori.

Partiamo dall’assoluta necessità dell’universo-mondo di abolire l’uso del gas all’interno dei VR: ne abbiamo già parlato (se l'hai perso, ti invito a leggere l'articolo →Il gas nei veicoli ricreazionali: risorsa o problema?) , ma è davvero così necessario passare dal GPL all’elettricità? Rinunciamo alle bombole ed ai relativi impianti, forse i più complessi e pericolosi da costruire per un fabbricante, ma dobbiamo dotarci di fornelli ad induzione, batterie, controller per la carica, inverter, pannelli solari, stufe elettriche … ma ne vale davvero la pena? Dal punto di vista ambientale ho seri dubbi, soprattutto considerando che tutto ciò che è elettronica, quindi per esempio anche il fornello ad induzione, contiene componenti a grosso impatto ambientale e comunque con un ciclo vita che difficilmente sarà come quello delle omologhe attrezzature a gas: fornelli a gas di 50 anni vanno ancora alla grande e quando li smaltiremo saranno molto riciclabili. Secondariamente: ma che batterie dovremo avere per garantirci un’autonomia accettabile in libera? O anche: che impianti dovranno mettere in opera i campeggi per sostenere tutto questo? Secondo voi chi li pagherà?

Per la toilette la tendenza è verso il WC compostabile al posto del WC chimico: personalmente non ho modo di commentare perché non ho mai usato un compostabile, quindi al momento non saprei che dirvi, soprattutto lato “odore”. Vedremo.

Passiamo alle proposte dei mezzi: poco o niente. Intendo, nulla di davvero nuovo sul pianeta Terra: tutte soluzioni ad effetto-WOW, di dubbia utilità e di certo altissimo costo. La vera tendenza è al rialzo incontrollato dei prezzi, che ormai pone sia i motorizzati che le caravan e addirittura gli allestimenti per furgonette a livelli assurdi per persone dalla normale capacità di spesa. Ovviamente tutto questo porta ad un’isteresi anche nel mercato dell’usato, con rottami pluridecennali proposti e scambiati a 10.000 €. Sapete quanto una persona normale, magari giovane, riesce a risparmiare al mese (se riesce)? Ecco, vi pare che uno possa spendere una cifra del genere per un camper di 30 o 40 anni, sicuramente bisognoso di cure, sicuramente impedito a circolare in inverno (almeno in Pianura Padana) e quindi in sostanza uno “sfizio” per le ferie? A me pare che si stia perdendo il lume della ragione.

Il risultato: al Salone del Camper ho visto un numero di famiglie che si potrebbero contare sulle dita di una mano, niente giovani, solo “vecchi” (mi permetto di dirlo facendo parte della categoria). Mi risulta che anche gli altri saloni non se la passino meglio.

La realtà “fuori”

Ma cosa succede “là fuori”, ovvero oltre il cortile ristretto ed autoreferenziale del settore, in pratica nei luoghi dove poi questi fantastici mezzi vengono usati dalla gente comune? Com’è la realtà dei campeggi e del plein air in generale? Sta cambiando?

La risposta, a mio parere, è “sì, sta cambiando e tanto”.

È proprio nei campeggi e nell’uso comune che vediamo le linee di tendenza. Intanto ritroviamo i giovani e le famiglie: i primi acquistano tende da tetto, che non a caso stanno proliferando tanto che anche Decathlon ne ha ben due modelli a catalogo! Queste tende vengono messe su furgoni o furgonette (tipo Doblò per capirci), laddove addirittura non si attrezzino questi mezzi commerciali con dotazioni di base per dormire e cucinare. La necessità di spazi esterni maggiori viene spesso risolta collegando tende e gazebo a questi veicoli: anche qui Decathlon ha preso la corrente e direi che la maggior parte di queste pseudo verande sono proprio commercializzate da questo gigante.

Poi ci sono le famiglie che hanno riscoperto la tenda, esattamente come fecero tante famiglie degli anni ‘70 (compreso la mia e quella di Lorenzo), e anche qui Decathlon ha spopolato sia come tende che come attrezzature per il campeggio. A questo punto credo sia doveroso puntualizzare che non ho alcun rapporto commerciale o qualsivoglia favoritismo da parte di Decathlon, semplicemente mi guardo intorno quando sono nei campeggi o semplicemente in viaggio.

Fronte motorizzati “canonici”, se ne vedono sempre di più nei campeggi e si vedono le aree attrezzate diventare sempre più simili a campeggi di base: gli equipaggi stanno invecchiando e quindi la sicurezza di un luogo confinato è sempre più apprezzata. Poi diciamocelo, la sosta in libera in molti territori è resa difficile, se non impossibile, da divieti più o meno espliciti, difficoltà a reperire acqua o scaricare reflui e persino a conferire i rifiuti: tutte queste cose insieme concorrono al relegare la sosta libera nell’alveo dei piccoli furgoni e dei giovani fruitori.

Qualche idea

Pensando a questi argomenti mi veniva da fare un parallelo con un altro mondo che mi appassiona: il motociclismo. Anche in quel settore si è avuta la specializzazione estrema dei prodotti, prestazioni fuori dal campo di godibilità delle moto, accessori ed equipaggiamenti “effetto BAR” (l’equivalente camperistico del WOW) e conseguente innalzamento incontrollato dei prezzi: oggi per acquistare la moto di riferimento per fare turismo, equipaggiandola in modo degno, si spende l’equivalente di una buona berlina di media cilindrata. Questa follia ha allontanato tanti (me compreso) dal settore, e specialmente i giovani che ormai sono minoranza. Da qualche anno però si assiste ad una grande vivacità di marchi di produzione cinese ed indiana che propongono moto dalle prestazioni umane a prezzi raggiungibili e quindi si assiste ad un fenomeno di rientro di tanti nel mondo della motocicletta.

Ecco, secondo me questa follia del settore plein air potrebbe portare a questo tipo di soluzione; d’altronde a Düsseldorf (ma anche a Parma) si stanno vedendo marchi dalla Turchia, dall’Ucrania ecc che portano linfa nuova al settore. In Europa ormai tutto è in mano a pochi grandi gruppi, guidati da persone che forse non hanno davvero mai utilizzato i nostri mezzi e che ormai propongono prodotti guidati dal marketing; inoltre i grossi gruppi hanno anche grossi overhead, che è un parola inglese per dire che ci sono un sacco di dipendenti indiretti che pesano sul costo (e quindi sul prezzo) del prodotto senza aggiungere vero valore al prodotto stesso.

A Parma ho visto io stesso un camper artigianale con soluzioni di primissimo livello (e faccio nomi: ALLCAR) proposto allo stesso prezzo di camper industriali con le solite soluzioni standardizzate rubaspazio: ecco cosa intendo parlando del peso degli overhead!

A me pare che qualche spazio per salvare il salvabile ci sia, sarà il pubblico stesso ad indicarlo e saranno intelligenti i costruttori che capiranno per tempo che l’aria sta cambiando e che si adegueranno.

Voi a tutto questo ci pensate? E che ne pensate?

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